Conoscere
la storia del luogo dove si vive significa saperlo apprezzare e averne
rispetto. Compito delle istituzioni è quello di tutelare, valorizzare e
promuovere quei luoghi che hanno una grande valenza storica ed ambientale come
nel caso dell’area di Fra-Giovanni e della “Cascata dell’Amore”, come è stata
di recente definita. Questo termine è stato coniato, appunto, nel corso di una
trasmissione Rai per il fatto che è uno dei luoghi preferito dai fotografi come
scenario naturale, molto suggestivo, una splendida cornice alle foto dei
matrimoni e non solo. Non dobbiamo dimenticare, però, che il fiume Rosa scorre
ai piedi del Santuario della Madonna del Pettoruto ed è legato al lancio della
pietruzza: questa è una tradizione molto antica e bene-augurante, i pellegrini
che sin da tempi remoti si recano in visita alla Madonna, lanciano delle
piccole pietre nel fiume, soprattutto le ragazze in attesa del “principe
azzurro”, si stabiliva, così, una sorte di legame indissolubile che quasi
impegnava a ritornare l’anno successivo, infatti, molte ragazze offrivano poi
in dono alla Madonna il proprio abito nuziale in segno di grazia ricevuta…
Ma
ritorniamo alla fontana di Fra-Giovanni, la stratigrafia muraria, i materiali
utilizzati e la tecnica edilizia indicano che fu costruita nella seconda metà
del X secolo ad opera dei monaci del vicino monastero bizantino di San Sozonte
(il terzo più grande della Calabria, come risulta dagli atti normanni della
fine dell’XI secolo). In questo luogo si trovava l’officina per la lavorazione
della ceramica del monaco vasaio Ioannis. Egli entrò nel monastero nel 1081 a
soli 15 anni e morì alla venerabile età di 91 anni, come risulta nel bios del
monaco Pascasio di Rossano, recatosi al monastero per pregare. Nel bios del
monaco rossanese si fa menzione del monaco vasaio e della bellezza dei suoi
vasi, che ancora dopo la sua morte erano conservati nel monastero. È molto
probabile che Ioannis sia morto in alone
di santità, visto che gli fu intitolata la fontana che sorge nel luogo dove lui
dedicava il suo tempo al lavoro ed alla preghiera.
A
distanza di dieci secoli il nome del monaco bizantino è particolarmente caro ad
ogni sansostese proprio per la suggestiva bellezza del luogo a tal punto che
Lucio Aragona, un sansostese trapiantato a Roma ha voluto regalare una piccola
scultura raffigurante il monaco Ioannis. La statuetta è stata alloggiata in
un’edicola realizzata per l’occasione.
È
un buon inizio il tentativo intrapreso dall’Amministrazione De Marco per il
recupero e la valorizzazione di questo luogo della memoria, ricordiamo che è
già stata realizzata un’area pic-nic con fondi dell’Ente Parco Nazionale del
Pollino; ricordiamo l’azione di tutela che la Pro-Loco “Artemisia” sta portando
avanti già da qualche anno e la serata musicale del mese di agosto (appuntamento
fisso) che riscuote notevole successo. Ma non basta! Per far si che l’idea si
concretizzi e diventi opportunità di sviluppo per l’intera collettività c’è
bisogno di un’azione più incisiva protesa in primo luogo alla bonifica
dell’intera a area; infatti, la tutela e la valorizzazione dei beni culturali
presuppone l’osservazione una serie di vincoli e prescrizioni (atte a migliorare e preservare lo stato dei
luoghi), previste e sancite dal Codice dei Beni Culturali. Siamo pronti a
questo?
Infine,
è necessario che il cittadino prenda coscienza che questo posto meraviglioso
appartiene a tutti e pertanto dev’essere rispettato. È un appello rivolto a
tutti coloro che, irriverenti nei confronti di se stessi e degli altri,
lasciano ogni genere di immondizia in bella mostra e magari hanno pure il
coraggio di lamentarsi perché non è sufficientemente curato! È semplicemente
questione di buon senso ed educazione...